Per cultura o generazione siamo abituati a pensare alle etichette discografiche come accentrate attorno alle grandi metropoli – è senz’altro stato vero per il passato, ma oggi ciò appare sempre più come un’eccezione. Le più interessanti in circolazione, anche all’estero, trovano la loro ragion d’essere in luoghi che non si esiterebbe a definire di provincia: l’approccio è quasi artigianale, non spersonalizzante come con le multinazionali dell’intrattenimento, e viene data più attenzione e libertà ai singoli artisti.
Il caso piemontese
Sarà un caso ma anche in Italia va così, per lo più in Piemonte: che centri la sua storia quasi centenaria in questo ambito (la leggendaria Fonit Cetra, un tempo semplicemente Cetra)? All’ombra della Mole c’è la INRI, fondata da una parte dei leggendari Linea 77 per dare una casa ai dischi di quella band e poi progredita fino a diventare una delle più interessanti fucine artistiche della Penisola: qui hanno spiccato il volo gente come Bianco, Margherita Vicario o Levante.
Sempre in Piemonte trovano le loro sedi Ivreatronic, un nome che è già un indirizzo, e Mescal, oggi associata al nome di Ermal Meta (fra gli altri) ma un tempo label di band tra le più importanti in Italia, dai Subsonica agli Afterhours.
… E quello bolognese
Da ben prima dell’avvento di Vasco Rossi, la scena musicale emiliana è stata sempre particolarmente florida. Le sue etichette indipendenti non fanno eccezione, prima fra tutte la Garrincha Dischi di Medicina (provincia di Bologna) che oltre a essere responsabile per il successo de Lo Stato Sociale o Punkreas ha avuto nel proprio catalogo anche gruppi come La Rappresentante di Lista.
Pure dalla stessa area geografica vengono la IRMA Records, autentica veterana che negli anni ’90 è stata protagonista della scena acid jazz tricolore, o Alabianca, che oggi pubblica i dischi (tra gli altri) di Marlene Kuntz o Perturbazione.